Il silenzio - Don Delillo

 Claustrofobico, potente, geniale.

"In altri tempi, più o meno ordinari, c’era sempre qualcuno con lo sguardo perso nel proprio cellulare, di mattina, a mezzogiorno, di sera, in mezzo al marciapiede, incurante degli altri che gli passavano velocemente accanto, completamente immerso, ipnotizzato, consumato dall’apparecchio […]. E adesso questi tossicodipendenti digitali non possono fare niente, i cellulari sono fuori uso".

Cosa è successo? Ipotesi, le più svariate: un attacco alieno, un attacco terroristico, una guerra, un evento naturale sconvolgente, l'entrata in un’altra dimensione spazio-temporale? E intanto la gente è sconvolta: chi resta in casa a fissare lo schermo del televisore nero, chi parla ininterrottamente senza seguire nessun filo logico, chi vaga nelle strade tra paura, angoscia, senza dimensione, senza volontà. Tutte le certezza vengono meno. Sì, perché tutte le certezze ormai le abbiamo affidate alla tecnologia, ad internet, ai media, al computer, al cellulare, ai social. Invece è successo qualcosa che "ha messo fuori uso la nostra tecnologia" e, in questa nuova situazione, "La parola stessa mi pare obsoleta, persa nello spazio. Dov’è la fede nell’autorità dei nostri device sicuri, delle nostre capacità di criptaggio, dei nostri tweet, dei troll, dei bot?".

Esistiamo solo perché essi esistono, testimoni e messaggeri di ciò che accade fuori e dentro di noi. Da essi scaturiscono ed ad essi affidiamo emozioni, pensieri, certezze e dubbi, sicurezze e paure, momenti importanti o banali, vittime inconsapevoli (?) di una cieca dipendenza dal digitale. Nulla coinvolge più l'essere umano spersonalizzato dalla tecnologia.

Le stesse parole non hanno più senso, più peso in questa realtà in cui il virtuale ha sostituito il reale, in questa realtà in cui il rapporto umano è sostituito dal tag, dal messaggio in chat, dal tweet. Le parole, usate ed abusate, offese e mortificate, distorte, deformate, travisate, hanno perso potenza e valore.

Non si è più abituati ad ascoltare, a sentire; più che essere, ė importarte mostrare e mostrarsi, raccontare e raccontarsi, indipendentemente dalla presenza o meno di orecchie che ascoltino o occhi che guardino e vedano. Non più padroni della tecnologia, ma schiavi di essa. 

"Tutto quello che sta accadendo non era in fondo scontato? [...] Era la nostra meta. Niente più meraviglia, niente più curiosità. [...] Un eccesso di cose generato da un codice sorgente troppo limitato".




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