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Visualizzazione dei post da marzo, 2024

Le palme selvagge - William Faulkner

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Le palme selvagge di William Faulkner è il libro che legge Hirayama, il protagonista del film di Wim Wenders, "Perfect Days", l'uomo che pulisce i bagni di Tokio, che nonostante la piatta e monotona quotidianità di una vita semplice, umile, pesante ogni giorno trova l'entusiasmo ed il piacere di alzare gli occhi al cielo e di sorridere fotografando il komorebi, quella danza della luce che filtra attraverso le foglie degli alberi. L'uomo che ogni sera, alla luce fioca di una lampada, dopo una faticosa giornata di lavoro, non importa quanto stanco sia, legge qualche pagina di un libro, prima di abbandonarsi al sonno ed al riposo; che spende i suoi pochi soldi per comprare libri e  musicassette per ascoltare quella musica che forma la straordinaria colonna sonora del film: Redondo Beach di Patti Smith, The House of the Rising Sun dei The Animals, Perfect Day di Lou Reed,  Feeling Good di Nina Simone... Ed è proprio la bellezza della musica, dei libri, dell'azzurr

La vita materiale - Marguerite Duras

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  "... il libro rappresenta ciò che penso certe volte,  in certi giorni, di certe cose...". Non è  un romanzo, non ne ha la struttura né ha una trama. Sono pensieri sparsi, che descrivono spaccati di vita: una chiacchierata su fatti, luoghi, momenti, persone. Infatti, in realtà, sono estrapolazioni di conversazioni tra l’Autrice e Jérôme Beaujour in seguito trasformate in libro. Rapisce la "scrittura fluttuante" come la definisce l'Autrice stessa " quell'andare e venire fra me e me, fra voi e me in questo nostro tempo". Su cosa vertono queste conversazioni? Ovviamente c’è l’Indocina, il ricordo degli anni della giovinezza, della povertà, della famiglia; ci sono richiami ai libri scritti; le paure, gli amori, gli amici, l'alcolismo, le malattie. Gli incontri, le passioni, il sesso, il senso di vuoto, il caos, il rumore e il silenzio. C'è la vita, la sua vita. Ma quanta profondità, quanto pathos, quanta potenza, quanta poesia, quanta inco

Fuoco grande - Cesare Pavese, Bianca Garufi

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Due voci, due scrittori, due protagonisti, due punti di vista, due modi di sentire, due inquietudini, due tormenti. Tutto a doppio, come in un gioco di specchi. Specchi ingannevoli. Silvia e Giovanni. Giovanni che senza Silvia si sente perduto "non era lei che era sparita [...] chi s'era perduto ero io e non mi vedevo più intorno cose che conoscessi"; la cui vita "era un mondo di Silvie che mi avevano accostato un istante". Silvia: "nata di terra e di sangue"; "cieca in un mondo che vede"; che sa "che non si può innamorare, ma forse con Giovanni, chissà..."; Silvia, "sempre dispersa e sempre sola" L’incomunicabilità tra due mondi, due solitudini, due esseri che, pur se amanti, appaiono irrimediabilmente estranei. Silvia che convive con il suo terribile segreto, disillusa e senza speranze “C’era solo da essere vivi, giorno per giorno come ignorando che tutto era accaduto e persino che cosa era accaduto, perché non ci fosse