"Non siamo mai soli al mondo, lo diventiamo se smettiamo di ascoltare e se ci asserviamo alla fretta, il vizio capitale del nostro tempo, se ci lasciamo sedurre dalla facile idea che la felicità sia da ricercare, non qualcosa a cui prestare attenzione". Lorenzo Marone ha scritto un romanzo dolcissimo, pieno di sentimento, di poesia, di nostalgia, di dolore e speranza. Le parole, gli aggettivi, sono scelti con cura, ogni frase poteva essere scritta solo ed esattamente così. Il linguaggio è melodioso, ricco di armonia, commovente, emozionante, con punte di lirismo nelle descrizioni di luoghi e dei sentimenti. I personaggi, decritti con empatia, ti pare di vederli, di conoscerli, di ascoltare le loro parole ed i loro pensieri. Eppure di nessuno è rivelato il nome. Perché la montagna "spoglia dalle cose inutili". Perché quando si vive immersi nella natura, quando si vive per l'essenziale, un nome non serve, serve chi e cosa sei. E così conosciamo una donna, la
"Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta" Ugo Foscolo. Questo è il messaggio forte che arriva da questo romanzo. "Il mio bisnonno Costì mi ha insegnato che nomi e parentele servono a costruire l'albero genealogico, ma poi bisogna riempirlo di vite e di affetti per trasformarlo in famiglia..." È la storia della famiglia De Santis, dei loro luoghi, delle loro vite, dalla fine del 1700 fino ai nostri giorni, per ben nove generazioni. È un romanzo che è un tuffo nella storia, che narra gli eventi salienti accaduti nel corso di questi tre secoli. E, parallelamente, descrive i mutamenti nella società, il progresso scientifico, le scoperte, le invenzioni che in questo lungo periodo ci sono stati. Tanti i personaggi, tutti ben caratterizzati e descritti. E tante le donne, forti, decise, volitive, consapevoli, rispettate ed amate, determinanti nei momenti cruciali della famiglia, anche quelle dei secoli passati, a dispetto di un'epoca che le vol
"L'uomo solo che sta alla finestra della sua stanza [...] sente e capisce di fronte a sé nel buio vivo solo colline e colline deserte che fanno finta di essere colline ma non lo sono, sono un desiderio astratto che per breve tempo si veste di cipressi e sassi. Fino a che.". Meno di duecento pagine, ma c'è di tutto: un grande amore, passione, storia (l'invasione della Polonia, la costruzione del nuovo stato di Israele), filosofia, matematica, musica, guerra, tradimenti, e su tutto aleggia un grande senso di solitudine. Malinconico, onirico, a tratti fiabesco, magico. "Tutto come in punta di dita. Tutto come dentro un sogno". Una scrittura musicale, evocativa, poetica. Magnifiche le descrizioni della natura, dei boschi. "Dalle colline veniva una brezza lieve, sfiorava con la punta delle dita le cime dei pini, li blandiva, diffondeva voci sorprendenti, fremeva un perdono alto e limpido. Il vento infondeva a quei pini una muta e potente allucinazion
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