La vegetariana - Han Kang

Yeong-Hye, novella Dafne, decide di trasformarsi in albero per essere finalmente libera dalla sua carne, dal suo essere "creatura fatta di carne", condizione che rende vittime e carnefici, che causa sofferenza per se stessi e le altre creature.

Gli esseri fatti di carne, ossa e sangue uccidono, anche per cibarsi, sono violenti, aggrediscono, distruggono, fanno guerre, godono nel sopraffare, odiano.
Le piante no: "Sorella...Tutti gli alberi del mondo sono come fratelli e sorelle

La violenza, il sopruso, essere assoggettata con la forza, sono cose che Yeong-Hye ha conosciuto molto presto: le ha sperimentate sulla sua pelle per mano del padre, un veterano di guerra, che ha scaricato la sua rabbia e la aggressività su questa figlia, la più piccola, non sul maschio, né sull'altra figlia femmina, In-hye, dall'indole mansueta, accondiscendente, sempre pronta ad aiutare, mediare, ubbidire, soddisfare le aspettative della famiglia e della società.

La ribellione-trasformazione di Yeong-hye inizia col rifiuto di mangiare carne, il cui consumo è frutto di sofferenza e violenza,  fino ad arrivare al totale rifiuto di cibo e alla pretesa di vivere solo ricevendo acqua e sole.

Tutto inizia con un sogno.
La vegetariana è un romanzo onirico; la storia, le immagini, le descrizioni, il racconto dei ricordi: sembra di stare in un sogno. E ricorrenti sono i sogni della protagonista.
Altra peculiarità è che non è quasi mai la protagonista a parlare di sé, se non per raccontare i suoi sogni e qualche ricordo: la sua storia "reale"(?) è narrata da altri.

Nella prima parte, intitolata “La vegetariana”,  la voce narrante è quella del marito di Yeong-hye, il cinico e mediocre signor Cheong.
Nella seconda, “La macchia mongolica”, a parlare è il cognato di Yeong-hye, un artista irrisolto, egoista e senza troppo talento.
La terza e ultima parte, "Fiamme verdi” è narrata dalla voce di In-hye, sorella di Yeong-hye.
Quest'ultima parte è la più bella: ci svela i pensieri di In-hye che, piano piano, ripercorrendo la vita della sorella e la sua, comprende sempre meglio, squarcia il velo di omologazione, di accondiscendenza, di accettazione, di senso del dovere attraverso cui ha sempre guardato il mondo, la vita e anche la morte.
E, nonostante le condizioni ormai terminali della sorella, si rende conto di invidiarla quasi, perché Yeong-hye è finalmente libera.
Liberandosi di se stessa, del suo corpo, si è liberata di tutte le costrizioni, le imposizioni, le sofferenze.

"Anch’io faccio dei sogni, sai? Dei sogni… in cui potrei dissolvermi, lasciare che abbiano il sopravvento su di me… Ma non esiste soltanto il sogno, no? Dobbiamo svegliarci a un certo punto, non è così? Perché… Perché allora…".



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