L'età sperimentale- Erri De Luca e Ines de la Fressange

"Per me è il vento, non il fiume, a somigliare all'esistenza, tra raffiche e bonacce".

Cos'è "L'età sperimentale"? È la vecchiaia: questa parola che per lo più causa "reazione di rigetto, come se portasse malaugurio". Il famoso terzo cavallo del detto che vuole la vita umana "lunga quanto quella di tre cavalli" cui fa riferimento uno dei libri di Erri che più ho amato.
Sperimentale perchè quando arriva non ne abbiamo esperienza, al nostro corpo ed alla nostra mente accade per la prima volta. Erri ne parla a 4 mani con Ines de la Fressange stilista francese, in un libro che è "la somma di due scritture dispari".
La vecchiaia..."Non è più saggia l'età avanzata, non è più pacata. È sbalordita di proseguire a oltranza: come se. Lunga sarebbe la lista dei come se. Ne scrivo uno soltanto: come se ognuno dei giorni fosse l'ultimo, per il quale dar fondo alle riserve di entusiasmo. Come deve essere l'ultimo dei giorni? È quello che non ha nessun diritto naturale al giorno successivo. È quello che comincia col ringraziamento di essere arrivato al mattino".
E nei giorni di risvegli svogliati, stentati, ammaccati, quei giorni in cui "una parte di me in questi risvegli cupi sente scorrere la sabbia nel collo di una clessidra...", in quei giorni,  come si fa? "Al risveglio soffio sulla girandola dei pensieri fino a raggiungere il grado minimo di una gratitudine, senza sapere di che...".
Accanto alla descrizione della età sperimentale, Erri ci regala, come sempre, parti di sé,  dei suoi ricordi. Del volontariato in Tanzania, dei convogli di aiuto in Serbia e in Ucraina, dei "clandestini", delle guerre, dei testi sacri, delle scalate e arrampicate, della natura, dei suoi cari e dei suoi amici scomparsi. "...in queste pagine scardinate c'è anche il mio ricorso in appello alle loro morti". Delle "assenze" che sono sempre più "presenze". Perché, come ci ha insegnato "Quando ti viene nostalgia non è mancanza. È presenza di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti".

Caro il mio Erri! Dici "non sono una via d'accesso, sono un vicolo cieco: dopo avermi visitato, meglio tornare indietro a proseguire il proprio cammino".
È quello che facciamo ogni volta, dopo averti letto, riprendiamo il nostro cammino, ma più pieni, più felici, più ricchi di bellezza e umanità.  Come tu dici a proposito della poesia, leggerti è "pronto soccorso, non una sviolinata al chiaro di luna. E’ botta di salvezza...".

"Anche questa pagina cala maglie larghe. Gli spazi tra le parole lasciano passare la gran parte della vita,  trattenendo un resto che risale agli occhi di chi la sta leggendo. Scrivere è a forma di calata, leggere è issare a bordo. I due verbi non sono pari né gemelli,  non sono la metà uno dell'altro.  Tra loro passa il tempo del mare, della notte,  il dibattersi,  la resa, la fuga che dà scampo".❤️



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