Il sosia - F. Dostoevskij

 Geniale, folle, tormentato Fëdor! indiscutibile maestro nelle descrizioni dell'animo umano, mi hai fatto sudare sette camicie! 

"L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito."scrive Jung. Chi non riesce a farlo è destinato alla frantumazione del proprio io: "l'ombra" junghiana (che è "la proiezione di qualità che comunque, anche se rifiutate e relegate nell’inconscio, riescono sempre a contaminare la coscienza e possono in ogni caso essere conosciute e portate all’integrazione") si trasforma in doppio, "immagine speculare e simmetrica che non può più essere integrata".

 Il sosia è un viaggio nella follia di un animo smarrito, di un uomo frantumato, insicuro, inetto, drammaticamente solo. È strabiliante come Dostoevskij sia riuscito a descrivere i pensieri alterati di un paranoico, uno schizofrenico paranoide, con una precisione da manuale di psichiatria. È incredibile come abbia colto e raccontato aspetti psicopatologici che, in seguito, Freud, Jung, Laing ed altri avrebbero studiato e descritto. In questo romanzo ansiogeno, angosciante, claustrofobico, in cui non è affatto facile separare la realtà dalla fantasia e dalle allucinazioni, D. raffigura una società alienata ed alienante, che avvilisce l'uomo, sia in ambito lavorativo che personale, che annienta nella solitudine il più debole. Un mondo in cui il singolo essere umano è poca cosa, sostituibile nel lavoro e nella relazioni sociali, un mondo in cui vince chi sa portare meglio la maschera, chi riesce a far buon viso a cattivo gioco, chi è pronto a calpestare l'altro per raggiungere i propri scopi, un mondo spietato e senz'anima, un mondo che si incarna alla perfezione in Goljadkin junior. In questo mondo si consuma la tragedia della solitudine di Goljadkin, il suo delirio, la sua follia. Magistrali le descrizioni degli stati d'animo del protagonista, cui la realtà sfugge sempre più di mano ed altrettanto magistrali le descrizioni di una San Pietroburgo gelida, inospitale, che ostenta l'incolmabile distanza tra ricchezza e miseria. Una lettura non facile, che ho faticato a portare a termine, una lettura in cui si ha l'impressione di rimanere intrappolati, prigionieri delle elucubrazioni del personaggi.


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