Il treno dei bambini - Viola Ardone

 "È successo di nuovo, ho lasciato che il tempo passasse e adesso è tardi".

 Commovente, intenso, scritto con un linguaggio semplice, ma evocativo, ricco di simbolismi. Simbolici i nomi dei protagonisti, Amerigo Speranza, la famiglia Benvenuti, i tre bambini Rivo, Luzio e Nario. Simbolico il rapporto del piccolo Amerigo con le scarpe, metafora del cammino nella vita, una vita in cui è stato sempre il suo piede a doversi adattare, fino alle ultime pagine. Scarpe che, quando c'erano, erano rotte o strette, al punto che, una volta cresciuto, uomo affermato, continua, ad indossare calzature che gli fanno male, fino all'incontro catartico con il calzolaio che gliele rende confortevoli perché "I piedi sono tutti diversi, ognuno tiene la sua forma, bisogna saperla assecondare. Sennò è una sofferenza continua", proprio come la vita e le persone..... Amerigo ha vissuto la sua vita come nelle scarpe di un altro, sempre con la consapevolezza di un'altra vita parallela, quella che avrebbe continuato nelle sue scarpe rotte, se non fosse partito col treno dei bambini. Se fosse rimasto con Antonietta, la madre, che "non conosce né i fascisti né i comunisti, nemmeno i preti e i vescovi. Fino a mo' ha conosciuto solo fame e fatica". Antonietta, ruvida, dura, che non conosce dolcezza, perché "non è arte sua" ma che, come racconta Amerigo "quando andavamo nei rifugi mi stringeva tutto il tempo. Io durante i bombardamenti ero felice". Antonietta che "il silenzio è arte sua". Amerigo ha vissuto diviso in due: una metà a Modena, con la famiglia che lo ha accolto, che lo fa vivere nel benessere, gli fa coltivare la passione per la musica, gli assicura opportunità, attenzioni ed affetto; l'altra è rimasta a Napoli dove con Tommasino andava in giro cercando di guadagnare qualche soldo o a mostrare di non aver paura di fronte alle macchine anatomiche della cappella di San Severo, dove "c'era un Gesù Cristo di marmo addormentato sotto un lenzuolo, che si poteva svegliare da un momento all'altro tanto che il lenzuolo di pietra era leggero"; a Napoli dove continua ad immaginare Antonietta che lo aspetta, lì dove lo ha salutato "in un angolo della stazione che diventa sempre più lontano, con le braccia incrociate sopra al mio cappotto. Come se mi tenesse stretto sotto i bombardamenti". Forse per questa vita vissuta come spezzata, Amerigo ha sempre avuto l'attitudine a mentire, anche quando non era necessario, anche in risposta alle domande più semplici. Solo alla fine, quando finalmente si riconcilia con il suo passato, quando rimette insieme le due metà, si rende conto di "quanto la verità sia facile". "Alcide mi aveva detto che non esistono bambini cattivi. Sono solo i pregiudizi. Che è come quando tu pensi una cosa ancora prima di pensarla. Perché qualcuno te l’ha messa dentro la testa e dalla testa non se ne esce più. Ha detto che è come una specie di ignoranza, e che tutti quanti, mica solo i miei compagni di scuola, dobbiamo stare attenti a non pensare con i pregiudizi".



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