Il viaggio dell'elefante- J. Saramago
"Che cos'è un atto poetico, domandò il re, Non si sa mio signore, lo scopriamo solo quando è avvenuto".
Saramago è come sempre ironico, intelligente, arguto, irriverente, polemico, grande conoscitore dell'animo umano, nel "suo intimo profondo, laddove si dibattono le contraddizioni". Gioca con le parole, con la punteggiatura, con le miserie degli uomini (perché, in fondo "siamo i difetti che abbiamo, non le qualità") con la storia, con la religione.
Questo è il racconto del viaggio dell'elefante Salomone, regalo del re João del Portogallo all'arciduca d'Austria, e del suo cornac da Lisbona a Vienna, "viaggio [...] che la storia ha lasciato registrato come fatto incontroverso e documentato, avallato dagli storici e confermato dal romanziere, cui si dovranno perdonare certe libertà in nome, non solo del suo diritto a inventare, ma anche della necessità di colmare i vuoti perché non andasse troppo perduta la sacra coerenza del racconto. In fondo, c'è da riconoscere che la storia non è solo selettiva, è anche discriminatoria, della vita coglie solo ciò che le interessa come materiale socialmente ritenuto storico e disprezza tutto il resto, proprio là dove si potrebbe trovare l'autentica spiegazione dei fatti, delle cose, della porca realtà".
Invece " Il passato è un'immensa pietraia che tanti vorrebbero percorrere come se di trattasse di un'autostrada, mentre altri pazientemente vanno di sasso in sasso, e li sollevano perché hanno bisogno di sapere cosa c'è sotto".
Saramago racconta, dunque, il lungo viaggio di questa strana carovana che attraversa il Portogallo, la Spagna, l'Italia, le Alpi, fino a Vienna e lo fa come solo lui sa fare, entrando ed uscendo dalla storia con digressioni, commenti, riflessioni. "In un elefante ci sono due elefanti, uno che apprende ciò che gli viene insegnato e l'altro che persiste ad ignorare tutto, E questo tu come lo sai, Ho scoperto di essere tale e quale all'elefante, una parte di me apprende, l'altra parte ignora ciò che l'altra parte ha appreso, e tanto più continua ad ignorare quanto più tempo continuerà a vivere".
Non mancano pagine di poesia: "un pallido chiarore cominciò a disegnare a oriente la curva della porta da cui sarebbe dovuto entrare il sole, mentre all'opposto la luna si abbandonava dolcemente fra le braccia di un'altra notte".
Non ai suoi livelli più alti, ma comunque è sempre il Saramago che amo.
"Perché la vita se la ride delle previsioni e mette parole dove noi abbiamo immaginato silenzi, e repentini rientri quando pensavamo che non ci saremmo incontrati più".
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