Jezabel - Irène Némirovski

 "Che terribile regalo la felicità, una felicità troppo completa, troppo insolente e che finisce, come tutte le cose devono finire". Gladys Eysenach è una donna bellissima, molto ricca, ammirata ed amata dagli uomini, invidiata dalle donne. È ossessionata dalla paura di invecchiare, di riconoscere i segni del tempo sul suo viso e sul corpo. E ancor più è ossessionata dal bisogno di essere amata, o meglio desiderata. Ogni azione, ogni gesto, ogni pensiero della sua vita è teso a questo: nascondere, rinnegare il passare degli anni e cercare nuovi amanti ed ammiratori. Ma il tempo passa ed anche se è clemente con lei che a sessant'anni ancora può competere con donne più giovani per bellezza, freschezza, energie, passa comunque intorno a lei, passa la vita, evolvono eventi e storie. "Gli anni erano passati con la rapidità dei sogni. Mano a mano che invecchiava, sembravano ancora più leggeri, svaniti più in fretta: i giorni, invece, erano lunghi". Siamo nel primo novecento e nella alta società il ruolo della donna è essere bella, sposarsi, fare figli, e fare bella mostra di sé, come un oggetto al fianco del suo accompagnatore, ben vestita, ben truccata magari coperta di gioielli. Poco importa se dietro a questa immagine di perfezione ci sono tradimenti ed infelicità. "ride, balla si diverte....Ma Perché? ....lei è vecchia, Non ha più diritto a niente." Perciò per Gladys invecchiare è terribile "Se avesse commesso un crimine, se ne vergognerebbe meno". Ho letto questo romanzo in vista dello spettacolo teatrale Jezabel, non credo lo avrei letto altrimenti. La scrittura è limpida, netta, lineare, facilmente fruibile. Incombe su di esso la figura della madre della Nemirovsky ed è palpabile il livore dell'autrice. Ma non si può non guardare con compassione il personaggio di Gladys che insegue la sua illusione d'amore, anche a costo delle azioni più spregevoli. Una riflessione merita anche il conflitto tra generazioni, descritte in lotta per il diritto alla vita ed alla felicità.


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