La vita gioca con me David Grossman
"Per fare anche solo un po' di bene a mondo bisogna fare sforzo. Ma per fare male, basta accodarsi. È come se male va avanti da sé". Bellissimo! Talmente bello che ieri sera non riuscivo a smettere di leggere e l'ho finito stanotte. Talmente bello che una volta chiuso il libro ho continuato a vedere Vera, Nina, Rafi e Ghili lì sulla cima di Goli Otok, in cerca della verità, a caccia di ricordi o di oblio, in cerca di pace.
Ghili cresciuta senza l'amore di sua madre, in cerca di un suo posto da trovare "alla fine, con un minimo sforzo, qualche compromesso, un po' di umorismo, un po' di costruttiva autodistruzione". Che fa del rancore verso Nina, sua madre, quasi una prigione "chi sono io senza l'odio per Nina?". Ghili che a circa quarant'anni si sente "un ologramma confuso indotto da ogni movimento del papà e di Nina".
Rafael, cresciuto anche lui senza l'amore della madre, la cui assenza "era terrificante, come se una parte della sua anima fosse stata cancellata insieme a lei"; cresciuto da Vera come un figlio, innamorato di Nina oltre ogni immaginabile limite.
Nina che ha visto portare via la madre a sei anni, e che si è sentita abbandonata, tradita ed è " come se un'enorme gomma per cancellare fosse passata più volte sulla sua coscienza" ed ha vissuto per oltre cinquant'anni "Come se non si fosse soffermata sulla vita". Una volta aveva detto "Che di lei si sarebbero potute raccontare due storie completamente diverse: una su di lei e una sul suo corpo". Nina che ha una "strana indefinibile peculiarità. È come se fosse qui e non ci fosse. La vediamo, ma al tempo stesso ci portiamo dentro il ricordo di lei".
E Vera, mamma di Nina, matrigna di Rafi, nonna di Ghili "adorabile, buffa, generosa, affettuosa, devota, fanatica, inflessibile, crudele nonna. Nonna e lupo nella medesima pelle". A novant'anni, dopo aver conosciuto la bellezza e l'orrore della vita, nonostante abbia trascorso circa tre anni della sua vita a Goli Otok, conserva la sua "ironica gioia di vivere". E prega sua nipote di "non lasciare che nessuno ritorca la mia storia contro di me".
Un Grossman di un'intensità eccezionale, a tratti feroce, a tratti commovente che parla di legami, profondi, indissolubili, familiari e non, di sentimenti, di risentimento coltivato per anni, di segreti inconfessabili. Ciascun personaggio porta in sé fragilità e resistenza, capacità di perdersi e ritrovarsi, dolore e gioia, abbandono e ricerca, condanna e perdono, odio e amore, tradimento e fedeltà, necessità di riscatto, bisogno di catarsi. Tutti accomunati da quell'essere "semi ai quali per attecchire basta un unico granello di terra".
Un romanzo sulla necessità di ricordare e riappropriarsi del passato e di scegliere di perdonare e perdonarsi per poter vivere il futuro. Perché "Ognuno ha un unico turno per giocare".
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