La zattera di pietra José Saramago
"...tempo, è solo di questo che hanno bisogno gli uomini, di tempo, ed è soltanto quello che hanno, il resto non è che illusione".
Con il consueto "scrupolo dell'osservatore imparziale", Saramago ci narra di un immaginario distacco della penisola iberica dall'Europa e del suo viaggio alla deriva come una zattera di pietra. Descrive lo stupore, l'angoscia degli abitanti che scappano e temono per le loro vite; gli interventi approssimativi ed interessati dei governanti; l'indifferenza del resto dell'Europa e del mondo.
Questo racconto di un tempo in cui "Il mondo è dunque in sospeso e aspetta ansiosamente, che sarà, che non sarà...", letto in questo periodo di emergenza Covid è in qualche modo catartico.
"Il coraggio e la paura sono semplicemente i due piatti oscillanti una bilancia il cui perno rimane immobile, paralizzato dallo sgomento dell'inutile invenzione delle emozioni e dei sentimenti".
La narrazione di Saramago è come sempre "vagabonda", piena di digressioni, di incisi, di distrazioni, ironica ed arguta, impregnata di favola e magia, poetica e concentrata sull'umanità dei protagonisti.
Come sempre non mancano strali e stoccate ai politici ed alla società.
E mentre la penisola iberica, ormai divenuta isola, viaggia solcando mari ed oceani, i protagonisti si mettono in viaggio anch'essi "viaggiatori che, pur essendo insieme, procedono da soli". Essi viaggiano per trovare se stessi, perché "le vite non cominciano quando le persone nascono, se così fosse ogni giorno sarebbe un giorno in più, le vite cominciano più tardi, spesso troppo tardi"...
Tre uomini, due donne ed un cane le cui vite si incontrano e si intrecciano magicamente. Ognuno con la sua storia, ognuno con le sue vite "e dico vite, non vita, perché ne abbiamo varie, fortunatamente si fanno fuori a vicenda, altrimenti non potremmo vivere".
"Chiarezza e oscurità sono la stessa ombra e la stessa luce, l'oscuro è chiaro, il chiaro è oscuro, e quanto al fatto che qualcuno sia in grado di esprimere esattamente ciò che sente o pensa, ti supplico di non crederci, non perché non lo si voglia, ma perché non si può".
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