Spiegazione degli uccelli A. Lobo Antunes

 "Non abbiamo mai avuto tempo, vero? gli uni per gli altri, e adesso è tardi, stupidamente tardi, rimaniamo così a guardarci assenti, estranei, pieni di mani superflue senza tasche dove ancorarsi, in cerca, nella testa vuota, delle parole tenere che non abbiamo mai saputo imparare, dei gesti d'amore di cui ci vergogniamo, dell'intimità che ci fa paura".

Onirico, visionario, allucinatorio, grottesco; amaro, di non facile lettura, a tratti soffocante e disperato. È il racconto del fallimento di un'esistenza spesa a compiacere o a contrastare le aspettative altrui. È la storia di un uomo che non sa vivere la sua vita, che la subisce, che sta al mondo "come un uccello in mezzo agli uccelli incapace di volare". Un uomo incapace di decidere, di desiderare, di liberarsi: "Me ne vado, addio, o rimango qual è l'alternativa, andare dove, sarò più felice da solo?, riuscirò mai a essere felice con questa inquietudine di sempre nelle budella, questa specie di colite dell'anima, questo turbamento delle viscere...".

Una vita in cui ogni giorno è uguale al precedente, "una pace dolorosa di palude, fatta di successione liscia e senza attrito di mesi...". Una vita che pare proceda, ma di fatto resta immobile, immersa in una dolorosa solitudine.

"...si sentiva così lontano da tutto, planando, solitario, su una specie di deserto interiore, come se non ci fosse nessuno intorno a lui, come se fosse veramente, e per sempre, solo.”

La scrittura è potente, originale, un flusso di coscienza in cui non c'è tempo e non c'è spazio; passato, presente, futuro si sovrappongono; realtà, ricordi, immaginazione si fondono; la voce del protagonista si alterna con quelle dei testimoni della sua vita e della sua morte, rappresentati come grotteschi personaggi di un circo. Il tutto è avvolto da una atmosfera pesante, soffocante, squallida, di uno squallore che investe tutto, a cominciare dal paesaggio ("il cielo grigio e liscio si fondeva con la terra grigia come un volto senza lineamenti incollato al proprio riflesso"); agli oggetti ("il verde della seduta gli fece male come un insulto ingiustificato");alle persone...

 Su tutto questo squallore, su tutto questo dolore aleggia il ricordo dell'unico momento felice, quando quell'unica volta, da bambino, sentì una sorta di intimità con il padre. "Spiegami gli uccelli, una richiesta imbarazzante per un uomo d’affari. Ma tu sorridesti e mi dicesti che le loro ossa erano fatte di schiuma di mare, che si cibavano di briciole di vento e che quando morivano fluttuavano a pancia in su nell’aria, con gli occhi chiusi come le anziane durante la comunione.” .


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