Tutto sarà perfetto - Lorenzo Marone

 "I ritratti che rubavo da ragazzo ricordavano le asperità di Procida: una ruga, un neo, un pelo, una macchia.....imperfezioni che riempivano di vero le fotografie [...] adesso mi sembra che mai nulla di più bello ci sia stato nel mio obiettivo, che tutti quei difetti che collezionavo siano solo vita disfatta, sogni e desideri appassiti, delusioni e verità che fioriscono".

 Lorenzo Marone scrive storie di vita con il loro carico di sentimenti, delusioni, sorprese, batoste, paure, speranze. E lo fa, come sempre, con garbo, ironia, freschezza, ma allo stesso tempo con una vena di malinconia.

Parla di rapporti umani, tra genitori e figli ("c'è qualcosa di carnale nel rapporto tra genitori e figli, qualcosa che si nasconde nello sguardo, nella bocca, si confonde con il respiro e ha a che fare con i sensi, con il sangue e con le cose che sanno di antico e ci sfuggono"); tra fratelli; tra amici; amanti.

Parla di "casa", intesa come il luogo dove si cresce, si diventa ciò che siamo, un luogo vivo, che partecipa attivamente all'esistenza dei suoi abitanti, che respira, palpita. "Una casa piena di acciacchi e ricordi" come chi ci vive.

Parla di Napoli che descrive sempre nei suoi libri con parole che rivelano uno sguardo attento, consapevole, obiettivo e innamorato: "La Napoli che digrada dalla collina del Vomero ti colora le pupille con una macchia di azzurro intenso. È il mare che veleggia appena sotto di te e raggiunge il Vesuvio, la punta della Campanella e, più distante ancora, Capri".

E, stavolta, parla anche di Procida, quella Procida che ormai da qualche mese, mi sta chiamando. Procida con i suoi squarci mozzafiato, Procida con i suoi colori, i suoi profumi, la sua bellezza. "Procida è come una casa antica che tiene botta di generazione in generazione portando sulle pareti le marachelle dei suoi bambini.". Procida, le cui case, d'inverno "mostrano tutte le loro imperfezioni, la stanchezza dell'attesa, hanno il freddo sulle spalle e le crepe addosso. Le stesse che ci ritroviamo sul volto anche noi, passata la bufera".

Parla di fotografia, di foto fatte realmente ma anche di quelle non scattate ma fissate con parole scritte su un quaderno a quadretti; della magica capacità che ha la fotografia di fissare un momento, un luogo, un sorriso; un ricordo che porta con sé non solo quello dell'attimo immortalato ma di tutto ciò che in quel momento accadeva: pensieri, emozioni, presenze, assenze...

"La vita è un chiaroscuro perenne, ma ogni tanto attorno a noi arriva la luce giusta a illuminare le cose e a renderle perfette. Bisogna accorgersene. È tutta qui la differenza fra chi campa davvero e chi spreca e il suo tempo".


Commenti

Post popolari in questo blog

La donna degli alberi - Lorenzo Marone Recensione

L'uomo che attraversò tre secoli - Emma de Franciscis

I bambini del maestrale - Antonella Ossorio