Effi Briest - Theodor Fontane

 Stile impeccabile, belle descrizioni, dialoghi piacevoli; una scrittura pacata, direi controllata, come tutto nel racconto, in cui, a dispetto del tema trattato, l'adulterio, non c'è traccia di passione, turbamento, sensualità, languore.... Certamente è una scelta dell'autore, che, infatti, non esplicita il tradimento della giovane Effi. Aleggia sulle pagine un senso di soffocamento: tutto è troppo in "conformità" con quanto imposto dall'epoca e dal contesto sociale. Profetica a tal proposito la frase scritta nella descrizione della casa dei Briest "qualche ventina di passi più in là, conformandosi per andamento e posizione all' ala del palazzo, [.....] correva il muro del cimitero". La protagonista, nonostante la giovane età ed una certa misurata esuberanza e spontaneità che si intravedono qua e là, appare prigioniera di un mondo in cui formalismo e rigore di classe soffocano ogni anelito di vita. Non c'è passione nella moglie che tradisce, nell'amante che "vive volentieri, ma allo stesso tempo la vita gli è indifferente", né nel marito che si vendica "in funzione di un'idea, di un concetto, era una messa in scena, una mezza commedia". Tutti i personaggi appaiono freddi, piatti, costretti nei loro ruoli, incapaci di sentimenti profondi, presi nelle maglie di un ingranaggio meccanico. "Non siamo solo individui singoli, siamo parte di un insieme, e dell'insieme dobbiamo sempre tenere conto: perché da esso dipendiamo". Gli unici guizzi di sincero sentimento e di vitalità ce li donano il cane Rollo, la cameriera Roswitha ed il fantasma del cinese. "Prima vedi di tornar sana, Effi, completamente sana; poi si troverà anche la felicità. Non quella vecchia, ma una nuova. Grazie a Dio, i generi di felicità sono tanti; vedrai che qualcosa si troverà anche per te."



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