Il castello bianco - Orhan Pamuk

 "Un tempo, l'uomo che era in me mi aveva lasciato e se n'era andato via, e io che sonnecchiavo in un cantuccio ambivo a essere come lui per ritrovarvi l'ardore perduto". 

 "Perché io sono io?": questa singola, piccola frase che è alla base della ricerca spasmodica, ossessiva da parte del maestro turco di ciò che fa di ciascuno di noi se stesso e nessun altro, di quel se stesso interiore che non si può riconoscere guardandosi semplicemente allo specchio, questa piccola frase è bastata ad incatenarmi alle pagine di questo libro.

I due protagonisti, il maestro turco ed il suo schiavo veneziano, sono legati da una somiglianza fisica strabiliante, dal medesimo piacere per la conoscenza nonostante la profonda, abissale distanza culturale, caratteriale ed emotiva.

Un libro non facile, sul tema del doppio e sullo scontro tra Oriente ed Occidente; un libro coinvolgente, forse un po' lento nella parte centrale, ma con un finale geniale.

"....forse che, per capire che gli uomini nei quattro climi e nei sette cantoni del mondo si somigliano l'un l'altro, bisognava essere Padiscià?" 



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