La grammatica di Dio - Stefano Benni

 “Guardava le case intorno e pensava: che strane, le persone. Quante cose hanno adesso che una volta non avevano. Non sanno più rinunciarvi ma sembra che non le amino, rimpiangono le cose vecchie ma non saprebbero cosa farsene, non conoscono né la storia né il dolore. E’ difficile aiutare gli uomini.” Benni: nessuno come lui sa essere malinconico e sarcastico, realistico e strampalato, magico e disincantato, innocente e sadico, tragico e comico, perché, come dice lui stesso "non esiste nessuna opposizione tra la tonalità del comico e quella del tragico.... Il contrario del comico non è il tragico ma è l’indifferente, l’indifferenza." Ventiquattro storie, brevi e intense, storie di solitudine, una solitudine feroce, amara, inguaribile, senza speranza, ma raccontate alla maniera di Benni, cioè con un sorriso, a volte allegro, a volte dolce, a volte amaro.... "Non si dovrebbe parlare di Dio. Non conosciamo la sua lingua. L'Universo si manifesta e scompare senza parole, siamo noi a inventare una voce al suo terribile silenzio [.....] Possiamo solo ascoltare. Come l'incanto di una musica lontana, nel cuore della notte. A cosa serve sapere chi l'ha scritta, chi sta cantando, a chi è dedicato quell'amore?"



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