Norwegian wood - Haruki Murakami

 Il mio primo di Murakami: non vedevo l'ora di fare la conoscenza di questo autore e di Norwegian Wood, di cui avevo letto recensioni entusiastiche ma, in verità, mi ha deluso. Il protagonista, ormai adulto, in un lungo flashback, torna ai giorni della sua vita universitaria e racconta gli avvenimenti ed i pensieri di un ragazzo che cresce, come tanti, tra musica, studio, noia, voglia e paura di vivere, tra gente che va e gente che viene, tra tristezza e allegria, bellezza, bruttezza. E poi c'è l'amore, per due ragazze. Una timida, fragile, sconvolta dal suicidio del suo ragazzo, impaurita, triste, sola, che si arrende alla fatica della vita; l'altra combattiva, forte, estroversa, sfrontata e sopra le righe. Il protagonista sta in mezzo in un eterno altalenare tra chiaro-scuro, noia-dolore, rabbia-tristezza, tra paura ed ansia di crescere. Sullo sfondo, gli eventi del '68, il movimento giovanile. La scrittura è fluida, curata nei dettagli, ricca di dialoghi e descrizioni, ma la storia va avanti lenta. Sembra di guardare uno di quei film giapponesi, lenti, con scene al rallentatore, de ja vu e fermo-immagine, che nei film hanno un loro perché, grazie anche, talvolta, alla splendida fotografia, ma nel libro hanno un effetto fastidioso. Certo, ci sono alcune descrizioni di un discreto lirismo, ma non bastano. Probabilmente è un romanzo da leggere intorno ai vent'anni, la stessa età dei suoi protagonisti. D'altra parte, è impossibile leggerlo senza ripensare a se stessi a quell'età. "Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. E' la vita”.



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