Buon compleanno Saramago

 Il 16 novembre 1922 nasceva José Saramago, uno degli autori che amo di più. 

Premio Nobel nel 1998 perché, tra l'altro, "con parabole, sostenute dall' immaginazione, dalla compassione e dall'ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare". Saramago, col suo modo di scrivere, con il suo stile, il suo giocare quasi con le parole, con la punteggiatura, ed allo stesso tempo con le miserie degli uomini, con la storia, con la religione ci aiuta ad entrare nei labirinti dell'animo umano. "Anche dentro il corpo la tenebra è profonda, e tuttavia il sangue arriva al cuore, il cervello è cieco e può vedere, è sordo e sente, non ha mani e afferra, l'uomo è chiaro, è il labirinto di se stesso". (da "L' anno della morte di Ricardo Reis").

Geniale, arguto, ironico, pungente, polemico e feroce nel condannare il potere, sensibile e tenero nei confronti della natura e delle debolezze dell'animo umano.



 Tanti i capolavori che ci ha regalato, da Cecità a La caverna, Tutti i nomi, Le intermittenza della morte, Caino, L'anno della morte di Ricardo Reis, L'uomo duplicato. L'elenco sarebbe lunghissimo. 

Scrittore prolifico, soprattutto se si considera che ha iniziato a scrivere dopo i cinquant'anni. In un'intervista dice di sé:“Come milioni di altre persone sono nato in un villaggio povero e in una famiglia poverissima. Della mia infanzia ricordo la casa coi pavimenti di terra e i maiali e le mosche, tante mosche che giravano per casa. Ero bambino quando ci siamo trasferiti a Lisbona, sempre poveri, ma la povertà in una grande città è diversa. Ho studiato fino a 12 anni, poi mi sono iscritto a una scuola meccanica. Il mio apprendistato con la letteratura l’ho fatto leggendo moltissimo nelle biblioteche pubbliche, il primo romanzo l’ho scritto a 25 anni ma era brutto e così per vent’anni ho smesso di scrivere. Dopo la rivoluzione, a 53 anni, mi sono posto una domanda: se potevo o no essere uno scrittore. Memoriale del convento ha segnato il mio successo internazionale. Ma mai più avrei immaginato di vincere il Nobel. Quello che ho fatto l’ho fatto negli ultimi ventidue anni. Se fossi morto a sessant’anni nessuno saprebbe nulla di me. Per questo raccomando sempre di rispettare gli anziani, di non darli mai per spacciati. Finché un uomo è vivo può fare molte cose.”

 Voglio ricordarlo con una meravigliosa poesia.

 "Tramonto

 Cos’altro mai puoi dirmi che io non sappia, 

vena del sol che sangue dai alla terra, 

sfilacciar quieto di nebbia 

rifratta tra l’azzurro del mare e il ciel vermiglio?

 Quanti tramonti affollano i ricordi,

 quante lingue di fuoco sulle acque, 

e tutti si confondono, di notte, 

quando, calato il sole, chiudi gli occhi".



Commenti

Post popolari in questo blog

La donna degli alberi - Lorenzo Marone Recensione

L'uomo che attraversò tre secoli - Emma de Franciscis

I bambini del maestrale - Antonella Ossorio