Acciaio - Silvia Avallone

 Potente, doloroso, a tratti feroce e brutale, ma anche dolce e commovente. 

"Cosa significa crescere in un complesso di quattro casermoni da cui piovono pezzi di balcone e di amianto, in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano? Che genere di visione del mondo ti fai, in un posto dove è normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sapere niente del mondo, non sfogliare i giornali , non leggere i libri e va bene così?" 

Un romanzo che parla di periferia, in particolare la periferia di Piombino, di quella periferia che è uguale un po' ovunque, dove "da una parte c'è il mare[...]dall'altra il muso piatto dei casermoni popolari". Dove in estate "il mare e i muri di quei casermoni, sotto il sole rovente del mese di giugno, sembrano la vita e la morte che si urlano contro". Qui la vita ruota intorno alla Lucchini, l'acciaieria con la torre nera che "digerisce, rimescola, erutta" e le ciminiere "che sbuffano fuoco come i draghi"; dove "il cielo è una voliera in cui [.....]giravano i bracci delle gru, gialli, verdi, tonnellate di metallo vorticavano come uccelli"a svolgere il "ciclo continuo integrale". Dove la vita della fabbrica e quella dell'uomo sono legate crudelmente a doppio filo. Dove "Non è semplice regolare il tempo della tua esistenza con quello che impiega l'acciaio a fondere, solidificare, ricevere una forma". Dove la fabbrica dà lavoro e troppo spesso morte.

In questa realtà si muovono le due giovani protagoniste, tra adulti rassegnati, violenti, frustrati che spesso decidono di intraprendere la strada dell'illegalità; tra scarsa igiene, scarsa cultura, scarso rispetto di sé e dell'altro. Adulti che vivono chiusi nel loro microcosmo, poco interessati a quanto accade fuori dal perimetro dei propri caseggiati e della fabbrica, a quanto accade nel mondo di cui arriva loro un'eco lontana dalla televisione o dai giornali. 

È la storia di due adolescenti, ma è anche una storia di amicizie, di amori, di miserie, di sogni infranti, di speranze e fallimenti. Si toccano tanti temi: la morte sul lavoro, la violenza domestica, la prostituzione minorile, l'omosessualità.

Tante le storie e tanti i personaggi,ognuno ben caratterizzato. Sandra, la donna di partito che lotta per la giustizia e la verità e l'onestà intellettuale, ma non riesce a lasciare il marito che guadagna in maniera illecita rubando e facendola sempre franca. Anna che accetta un marito ottuso e violento che picchia lei e la figlia, perché non saprebbe dove altro andare e perché lì, in periferia, una donna sola non è nessuno. Alessio, che si spacca la schiena in fabbrica, come i suoi amici e per trovare la forza di andare avanti si stordisce di alcol sesso e droga. Tutte vite che si trascinano all'ombra della fabbrica di acciaio, che ammanta tutto con il suo pulviscolo che satura l'aria .

E "di fronte, a quattro chilometri, le spiagge bianche dell'isola d'Elba rilucevano come un paradiso impossibile ". L'autrice riesce ad alternare uno stile asciutto nel raccontare le storie e le vicende dei protagonisti con uno stile poetico nelle descrizioni dei luoghi e dei sentimenti.

"Le cose che ritornano e le cose che non possono tornare[ ... ]tu sei convinto che devi avere di più, di più ogni giorno che passa. Che questa è la logica delle cose. Invece capita che hai di meno, di meno, ogni giorno che passa".



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