Il mio nome è Rosso - Orhan Pamuk

 Particolare, una narrazione originale: ogni capitolo è narrato in prima persona da uno dei personaggi, e tra i personaggi narranti vi sono anche i soggetti dei disegni dei miniaturisti: un cane, un cavallo, un albero, una moneta e, addirittura un colore, il rosso. In realtà la vera protagonista è l'arte della miniatura per la quale ci si sacrifica fin da bambini e si diventa ciechi col passare del tempo. Ambientato ad Istanbul nel sedicesimo secolo è ricco di riferimenti storici ed artistici: al centro i miniaturisti e lo scontro tra il modo di dipingere orientale, sempre uguale a se stesso, tradizionale, quasi immutabile e quello europeo, in evoluzione continua, realistico, con la grande innovazione della prospettiva e l'ossessione della riproduzione fedele. "Loro disegnano quello che vedono, noi invece disegniamo quello che guardiamo”.

Ho trovato lente e poco interessanti le pagine (troppe) dedicate alla descrizione delle miniature.

Non il migliore di Pamuk, per me.

"Quello sguardo aveva sempre un unico significato, noto a tutti gli apprendisti: se non sogni il tempo non passa..."



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