Suite francese - Irene Némirovsky


"<Ma allora, cos'è che ti consola?>
<La certezza della mia libertà interiore, questo bene prezioso, inalterabile e che dipende solo da me perdere o conservare. La certezza [...] che ciò che ha avuto un inizio avrà una fine. Insomma che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non passare prima di loro. Dunque, prima di tutto  vivere: primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare.>"

 Terribile pensare che Irène Némirovsky stesse scrivendo queste pagine quando ha sentito bussare alla sua porta coloro che l'avrebbero condotta verso la sua fine. 

Suite francese è il racconto della fuga dei parigini dalle loro case, dalla loro vita quotidiana a causa della guerra e, successivamente  dell'occupazione da parte dei tedeschi. Nel romanzo, la Storia viene solo sfiorata, fa da sfondo a vite ordinarie di persone nobili o meschine, codarde o coraggiose, con i pregi e i difetti di tutti gli uomini, ma amplificati dal conflitto, dalla paura, dal l'incertezza, dalla fame, dalla ricerca di un modo di sopravvivere.
Non c'è spazio per atti di eroismo e neppure per la semplice solidarietà:"...in tutti, ricchi o poveri che fossero, confusione, viltà, vanità, ignoranza! Un bel popolo siamo!"
Tuttavia, la vita fa il suo corso nonostante tutto: lo si vede dal risveglio della natura a primavera descritto mirabilmente e dal risveglio dei sensi: “Nemici? Certo... Ma uomini, e giovani...”.

“Povero mondo, così bello, così assurdo… Ma quel che è certo è che fra cinque, dieci o vent’anni questo problema [...], non esisterà più, sarà sostituito da altri… Mentre questa musica, questo rumore della pioggia sui vetri, questo lugubre scricchiolio del cedro nel giardino di fronte, quest’ora così dolce, così strana in mezzo alla guerra, questo non cambierà… E’ eterno….”

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