Il ciclope - Paolo Rumiz

 Bello, bello, bello.

Un faro su un'isola. Da qui si parte per un viaggio verso altri fari, verso altri mari, verso altre epoche, verso altre storie, vere e mitologiche. 

E, viaggiando viaggiando, ritroviamo noi stessi, riscopriamo il rispetto e l'amore per il mare e le sue creature, la natura, il cielo, le stelle.

Avvertiamo la struggente bellezza di ciò che ci circonda, quanto sia folle averlo dimenticato, la disperazione al pensiero di perderlo.

 "...il peggio non è essere sull'orlo del disastro, ma il non accorgersi di esserci. Qualsiasi animale sente l'approssimarsi del pericolo. Noi non più. Siamo così narcotizzati e distanti dalla natura da non sentire che cemento e discariche, camorra e veleni ci assediano [...] Capiremo solo quando non ci sarà più niente da fare. Se domani il cielo fosse vuoto di passeri, ci metteremmo settimane a realizzarlo [...] Siamo pieni di paure [...] Ci manca il timore vero, quello supremo. L'orrore di noi stessi, incapaci di sentire il grido della natura che boccheggia e dice :-Basta-".



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