Terramarina - Tea Ranno

  Terramarina: "....un nome cantante, che ha in sé il frùscio del vento tra le spighe e quello della risacca, il profumo dei gelsomini, il salmastro del Mediterraneo che tutta la Sicilia circonfonde e abbraccia". Ma che cos'è Terramarina? "È una meta di speranza, il porto di felicità al quale ognuno tende". "Credo sia il sogno di ognuno di noi, il nostro più grande desiderio [....] Esiste nella misura in cui esistono i sogni e la nostra volontà di perdeguirli". "-Esiste per davvero? - - Come le fate, le sirene, i coboldi....Basta crederci-". Ho letto questa storia nel periodo di Natale e penso che non ci sia periodo migliore. È una fiaba di Natale e della fiaba ha tutte le caratteristiche, a cominciare dai protagonisti: con l'eroe, anzi l'eroina buona, gli antagonisti malvagi, gli aiutanti della eroina che garantiscono il lieto fine e tanta amurusanza che sostituisce pienamente la magia e gli oggetti magici indispensabili in ogni fiaba che si rispetti. È la notte di Natale in un piccolo paesino della Sicilia che visto dall'alto "pareva un grumo di case adagiato sulla mano di Dio". Natale che "è festa che non ammette solitudini", trova la Tabacchera, sindaca del paese, giovane vedova che, divisa tra il ricordo del marito a cui ha giurato fedeltà e il rimpianto di aver rifiutato l'amore del maresciallo, si appresta a trascorrere da sola la vigilia. Ma la sua pretesa solitudine ("Sula lassatimi!") viene interrotta dal parroco, don Bruno, che irrompe in casa sua con una neonata appena trovata in strada. Così la Tabacchera chiede aiuto ai suoi amici e questi trasferiscono da lei il cenone organizzato altrove. E nella magia di questa notte, in cui non manca neanche la neve, intorno alla tavola del cenone natalizio, imbandita di ogni bendidio della cucina siciliana, si riunisce "quella fenomenale cricca tabacchera, che ha posto a fondamento del proprio essere l'amurusanza appunto, e s'è data come obiettivo quello di poter cambiare il mondo a colpi di giustizia, di gentilezza e pure di poesia". La cricca è formata da vari personaggi, ciascuno con la propria vita, i propri sogni, i problemi, i desideri, amori, affetti. C'è il maresciallo Locatelli, polentone torinese di nascita, ma ormai siciliano di cuore e pensieri, innamorato della Tabacchera e suo alleato nella lotta per la giustizia e la legalità; ci sono il parroco don Bruno, l'assessore Toni Scianna e sua moglie Violante, il dottor Grimaldi e signora, il rustico Sarino Motta e Franca e tanti altri. E a questo punto, entra nelle loro vite Lori, orfana di entrambi i genitori, "bambina scucita" scappata da perfidi parenti, che ha appena partorito la bambina trovata dal parroco.... Tanti personaggi, ben caratterizzati e descritti per una storia corale che parla di madri e di figli, di amore e di odio, di bontà e cattiveria, di gioia e di dolori, di vita e di morte, di ricordi e vita da vivere. E parla di Sicilia, con i panorami mozzafiato, la bellezza, la storia, le tradizioni, la cucina, con la sua gente, i problemi, la criminalità ma anche la capacità di accoglienza e il cuore grande. Delizioso l'uso del dialetto siciliano che non impedisce affatto la comprensione delle vicende ed aggiunge musica e poesia al racconto Mi ha fatto sorridere il vezzo con cui l'autrice si affaccia nelle sue pagine, nelle quali più volte si legge de "la signora di Roma" che va in giro col suo taccuino a raccogliere storie. "....porto siamo , signori miei, porto che si fa madre, che accoglie e non rigetta, che apre e non si chiude, che abbraccia e sfama a dispetto dei canazzi che ringhiando di chiusure e di cesure e di leggi a sfratto, intanto che la vita se la gioca con la morte - e perde- in mezzo a un mare assassino".



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