Due vite - Emanuele Trevi

"Noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno."

Sembra impossibile che in 120 pagine ci possa essere tanto. Un racconto denso di sentimenti, ricordi, riflessioni. E tanti riferimenti a quadri, musica e letteratura che rendono ancora più preziosa la storia. Un racconto di ricordi e mancanze. Un omaggio a due amici, a due scrittori, ad una donna ed un uomo che non ci sono più. Ma che ci sono stati, con le loro vite così piene, pregne di verità, di bellezza e bruttezza, nobiltà e miseria, profondità e superficialità, con i loro limiti e la loro grandezza. "...mentre scrivo, mi sembra di procedere in mezzo a una folla di ricordi che chiedono attenzione come gente che tende la mano sperando in un'elemosina".

Un libro sul potere, la dolcezza, la necessità dei ricordi. I ricordi che tengono in vita chi non c'è più, ma anche noi stessi, chi siamo stati prima di arrivare dove siamo. I ricordi che sono la nostra stessa vita, ma che purtroppo volano via con il tempo. "Come i fiori di melo appena sfiorati dalla brezza, [...] anche i ricordi si staccano e volano via con rapidità inconcepibile. Pensiamo di averne accumulati tantissimi, così numerosi e vividi da ritenerli inestinguibili - e invece in mano ci resta poco più di uno sfarfallio di immagini incerte e fuggitive. Forme di memoria talmente insignificanti e sbriciolate da equivalere alla dimenticanza".

Un libro sul tempo, gli anni che passano, le energie che spendiamo e talvolta sprechiamo, alla ricerca di uno scopo, di una realizzazione, della felicità. "Noi pensiamo di essere infelici per qualche motivo, e non ci rendiamo conto che è proprio l'infelicità a produrre continuamente un suo teatro di cause che in realtà sono solo le sue maschere, e buona parte della nostra vita - speriamo non tutta! - trascorre alle prese con problemi apparenti: sentimentali, creativi....". E tutto ciò ci rende spesso incapaci di vivere il momento, di godere appieno ciò che capita, di investire della dovuta solennità " tutte le volte di qualunque cosa possono essere le ultime volte", dimenticando di operare quella " discriminazione [...] tra il futile e l'essenziale, e dunque il senso di una parte di noi che non soccombe, non si lascia trascinare via dal nulla, è la sovrana di se stessa".

Un libro sul divenire, " [...] le vere rivoluzioni sono trasformazioni: di ciò che già sappiamo, di ciò che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi. Perche è vero solo ciò che ci appartiene, ciò da cui veniamo fuori". Ricordando che " nessuna conquista è stabile, a fare progressi lineari è solo il male".

Tante le considerazioni sulla vita, sulla ricerca di una identità, su chi siamo, su come viviamo il tempo che ci è dato, le esperienze che facciamo, i dolori, le ferite che restano, le gioie, le ricerche, gli affanni, le scelte, le contraddizioni. Che sono di tutti.

"Come è possibile che conteniamo in noi tante cose così disarmoniche e spaiate, manco fossimo vecchi cassetti dove le cose si accumulano alla rinfusa, senza un criterio?".

Uno stile impaccabile e un utilizzo sapiente delle parole: la sensazione è che ogni sostantivo, verbo, aggettivo, avverbio, ogni parola scritta in questo libro poteva essere solo ed unicamente quella.



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