Fai ciao - Flavio Ignelzi




Un racconto che parte dal finale, un finale sconvolgente, e che, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, tornando indietro nel tempo, conduce il lettore a scoprire cosa ha portato il giovane protagonista fin lì.

È la storia di Samuel, adolescente alle prese con i problemi della sua età e con una vita tutt'altro che facile.
Una madre assente, distratta, egoista.
Un padre accondiscendente,  amorevole, debole, che lo lascia troppo presto.
Giusto il tempo di mettere da parte tre ricordi di lui: "Gli vengono in mente tre cose quando prova a ricordare suo padre, queste tre, sempre le stesse tre. E tre cose sono poche".

Non ha amici, Samuel,  è introverso, soffre la situazione familiare, ha difficoltà nei rapporti con i coetanei e si chiude sempre più in se stesso.
"Per lui i problemi si presentano quando è in compagnia di altre persone, perché si sente a disagio. Da solo sta bene".
Soffre e il suo dolore si tramuta in rabbia. E la sua rabbia lo spaventa. "Nessuno nasce mostro. Mostro lo si diventa e poi si può incutere terrore negli altri [...] lui non ha paura, non c'è nessun mostro di cui aver paura. Se c'è un mostro di cui aver paura quello è lui. Lui è il mostro sotto al letto".

Vive nella sua bolla,  una "bolla di indifferenza", ma è un indifferenza fasulla, una facciata, dietro la quale c'è un cuore che soffre, che grida, un ragazzo che vuole disperatamente essere visto, considerato, amato.
È bravo l'autore a far sentire le sensazioni del giovane protagonista, a far seguire il filo dei suoi pensieri, a far provare l'angoscia, lo smarrimento, il vuoto che lo attanagliano. Un vuoto che neanche la musica a tutto volume sparata dagli auricolari riesce a colmare.
Alla fine sembra di conoscerlo, Samuel.
E, all'ultima pagina, lasciandolo lì che taglia la sua torta di compleanno e con essa "la prima fetta di una nuova vita", viene da augurargli buona fortuna.

Una scrittura pulita, diretta, a tratti essenziale, anche se non mancano momenti descrittivi di delicato lirismo:
"È quell'ora della tarda mattinata in cui le nebbie novembrine, che infagottano la valle e tutti i suoi abitanti, si disperdono per qualche ora, spinte da una brezza leggera che smuove le fronde rendendo l'aria limpida e i contorni nitidi".

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