Berta Isla - Javier Marías

 Ho appena finito di leggere Berta Isla. Sono senza parole. Non escludo che lo ricomincerò daccapo. Bello? Coinvolgente? Scritto meravigliosamente? Potente? Inquietante?  Geniale? Thought-provoking? Struggente? Introspettivo?

Tutte definizioni riduttive.

È tutto questo ma anche  molto altro, molto di più.

"Abbiamo tante pretese: pretendiamo di conoscere a fondo la gente, soprattutto quella che si assopisce e respira sul cuscino accanto al nostro" ma in realtà non conosciamo nessuno. Neanche noi stessi. E ci ritroviamo lì, a guardare la vita trascorsa, come davanti a una "pagina bianca" dove pensiamo di aver scritto, ma non è cosi.

Tom e la sua vita non scelta, non decisa, non vissuta. Una "vita itinerante, logora e anche la vita clandestina, e finta, e vicaria, e usurpata, e ingannevole, e confinata e defunta".

Berta e la sua vita vissuta nell'attesa dove tutto è "incerto e fluttuante nell'assoluta indeterminazione ", piena di vuoto, assenza, silenzio.

Come sempre nei suoi romanzi Marías attinge dalla letteratura: Elliot, Shakespeare, Hawthorne, Melville. 

E, come sempre, ci sono i temi che nessuno come lui riesce a raccontare: il non detto, il segreto, l'inconfessabile, il dubbio, la menzogna, i sospetti, la solitudine, l'ansia di scoprire la verità e desiderio di non conoscerla.

"Com'è facile non sapere niente, com'è facile muoversi a tentoni, com'è facile essere ingannati e ancora di più mentire,  non richiede alcun talento ed è alla portata di tutti [..]Tutto quello che ci viene detto può essere e non essere [...] Possiamo vivere nell'errore continuo, credere di avere una vita comprensibile, stabile ed afferrabile e poi scoprire che tutto è insicuro, melmoso, sfuggente [...]; o che tutto è una rappresentazione, come se fossimo a teatro convinti di vivere la realtà e non ci fossimo resi conto che si sono spente le luci e si è alzato il sipario e che per di più siamo sul palcoscenico e non sopra o sotto, tra gli spettatori [...]o intrappolati nel film e obbligati a ripeterci a ogni nuova proiezione [...] incapaci di alterare i fatti, la trama, le inquadrature [...] ci accorgiamo, nella vita , che ci sono cose altrettanto irreversibili di una storia già vista o già letta, già raccontata; cose che ci conducono lungo un percorso dal quale non possiamo allontanarci [...] sul quale dobbiamo rimanere perfino per tentare di fuggire..."

E così, si continua a vivere.

Perché "tutto è sostenibile [...] tutto finisce per esserlo".




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