Ci sono mani che odorano di buono - Sara Gambazza

 "È un formicaio il quartiere, fitto di case popolari, abitato da un campionario di umanità che si somiglia per necessità e disperazione. Tutti uguali quelli del Cinghio, senza speranza, buoni a far niente, costretti a pensarsi con le convinzioni di chi nasce altrove, a vedersi con gli occhi di chi non sa cosa sia la miseria".

Nascere e vivere al Cinghio è un destino che capita, ed è un marchio che resta impresso sulla pelle oltre che nel cuore e nella mente. Ma ci si può salvare. E quando accade, quasi sempre grazie all'amore , che è "l'antidoto, la polvere di fata che ti permette di volare sopra al marciume", a una mano tesa, a un aiuto insperato, è bellissimo.
"Ci sono mani che odorano di buono" racconta del Cinghio e dei suoi abitanti.
Racconta di Marta, che "non piangeva. Mai. Ché piangere non serve a raddrizzare quello che è storto"; una che, "se l'anima pesasse, spaccherebbe le bilance".
Di Bina cui "gli anni avevano insegnato a desiderare con parsimonia e il dolore l'aveva istruita ad azzerare i rimpianti, che non erano che buchi neri in grado di divorare tutta la luce intorno".
Racconta di Genny "occhi bassi, il marchio del Cinghio impresso a fuoco sulla pelle candida " che "detestava il rumore delle sue emozioni"; di Gianna, la pazza del quartiere, con quella "voce incistata in testa da che aveva memoria"; di Ljuba, cui "la vita aveva insegnato che i《perché 》 sono per chi campa decentemente.  Ai poveracci restano i《come 》e i 《quando》. Magari qualche 《se》a cui aggrapparsi nei giorni buoni".
E di Benny, di Fabio...
Tutti personaggi che, alla fine , ti sembra di conoscere, ed ai quali non puoi non voler bene.

Un libro dolcissimo, come dolcissima è la Autrice.
La dolcezza di chi il dolore, la fatica, la vergogna, il desiderio d'amore, di essere visti e accettati li ha conosciuti. La dolcezza di una donna che porta in sé una bambina cresciuta senza carezze, senza certezze ma che non ha perso la capacità di amare, di desiderare, di accogliere, abbracciare, curare.
La dolcezza di chi non si è lasciata sopraffare dalla vischiosità del quartiere ai margini, sporco, brutto, corrotto, da una famiglia con una storia difficile, anch'essa figlia del Cinghio.
Sara Gambazzo sprizza calore, vitalità,  gioia, positività: è luminosa ed illuminante. Con le sue parole scalda il cuore e conoscerla sia attraverso la sua scrittura che  ascoltandola parlare è un'esperienza che cura, è una carezza.
"𝐸𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑢𝑛 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑜. È 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑙'𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑛𝑠𝑎, 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑓𝑒𝑟𝑖𝑠𝑐𝑒, perché 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑜 𝑠𝑚𝑢𝑠𝑠𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑖. 𝐶𝑖 𝑣𝑢𝑜𝑙𝑒 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑚𝑢𝑠𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑢i".


Commenti

Post popolari in questo blog

La donna degli alberi - Lorenzo Marone Recensione

L'uomo che attraversò tre secoli - Emma de Franciscis

I bambini del maestrale - Antonella Ossorio