Assalonne, Assalonne! - William Faulkner.

Senza fiato, senza parole, con una voglia enorme, quasi la necessità,  di ricominciare a leggerlo dalla prima pagina. Così mi ha lasciato questo romanzo.

Un vero capolavoro, in cui la tensione rimane altissima dalla prima all'ultima pagina.
Un susseguirsi di flussi di coscienza, periodi lunghissimi nei quali pare ci si perda, per poi ritrovarsi all'improvviso.
Uno scavare nell'animo dei personaggi, nei sentimenti più terribili, nella perdizione, nella disperazione, nell'odio mentre essi sono trascinati quasi da una tragica fatalità.
Uno scavare in un'epoca storica, in un conflitto, la guerra di secessione americana, nella dissoluzione di una famiglia e del Sud stesso, nello schiavismo e nel razzismo.
Una descrizione a tratti vaga e a tratti minuziosa di eventi apparentemente avulsi gli uni dagli altri ma invece strettamente concatenati; un camminare avanti ed indietro in quella "culla fluida degli eventi: il tempo", quasi soffocati da "Quel perduto irrevocabile avrebbe-potuto-essere che infesta tutte le case, tutte le pareti chiuse erette da mano umana, non per riparo, non per calore, ma per celare allo sguardo curioso  e alla vista del mondo le svolte tenebrose che prendono le antiche giovani illusioni di orgoglio e speranza e ambizione".
Quel tempo che passa inesorabile.
"Il tempo che accorciandoglisi davanti poteva pregiudicare e avrebbe senz'altro pregiudicato le sue probabilità e possibilità".
E l'ossessione di sopravvivere al tempo ed alla morte mettendo al mondo una discendenza.
Questa è l'ossessione di Thomas Sutpen, figura centrale del romanzo, la cui storia è raccontata da più voci e, quindi, da diversi punti di vista.
Personaggio enigmatico, sprezzante, senza regole e senza morale  il cui unico scopo è rivalersi di un passato di miseria e umiliazioni.

Come si intuisce dal titolo, incombe su tutta la storia la possibilità di un incesto e di un fratricidio.

Ma più della storia, più della psicologia dei personaggi, più della descrizione magistrale di luoghi, eventi e stati d'animo, quello che tiene incollati alle pagine è la scrittura stessa di Faulkner: viva, pulsante, sanguigna.

"Forse nulla accade una volta per poi finire. Forse l'accadere non è mai per una volta ma forse come increspature sull'acqua dopo che il ciottolo è affondato, le increspature che avanzano, allargandosi, l'anello  unito da uno stretto cordone ombelicale acquatico all'anello seguente che il primo anello alimenta, ha alimentato, alimentò, e contenga pure questo secondo anello una diversa temperatura d'acqua, una diversa molecolarità dell'aver visto, sentito, ricordato, rifletta pure in un tono diverso l'infinito cielo immutabile, non importa: l'eco acquatica in quel ciottolo la cui caduta non vide nemmeno si muove pure attraverso la sua superficie conservando l'intervallo originario tra anello e anello, al vecchio ritmo inestirpabile...."



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