Grande Meraviglia - Viola Ardone

 "La follia fa parte della vita malata, sì, ma anche di quella normale, e, come diceva Clemens Brentano, il grande poeta romantico tedesco, la follia è la sorella sfortunata della poesia". Eugenio Brogna.


"È più comodo tenere tutti i difettosi in un unico posto nascosto, così nessuno li vede e non esistono piú". Tutti insieme, come "bambole rotte che non vale la pena di riparare", "il popolo esiliato dei perdenti, quelli che hanno lasciato agli altri la ragione e si son presi il torto". Tutti lì, nel "mezzomondo", nei manicomi, dove qualcuno "ti mette l'etichetta sopra al dolore" e ti curano con Caramelle-rosse, Caramelle-blu, con la cinghia o l'elettromassaggio.
Ma il mezzomondo sta per finire,  la legge Basaglia parla chiaro. E così "alle porte e alle finestre non ci sono più i catenacci e il mezzomondo somiglia ogni giorno di più al mondo intero, ma le sbarre sono una parete della mente e la libertà è una chiave nella testa..."

Proprio in questo momento, subito dopo la legge Basaglia, Elba e Fausto Meraviglia si incontrano.
Elba, poco più di una bambina: è nata in manicomio, dove la mamma è stata internata solo perché adultera, come tante altre donne rinchiuse più perché scomode o poco addomesticabili che perché malate.
"Donne giudicate sbagliate, imperfette, eccentriche, volubili, perché non sono rimaste dal lato del mondo in cui erano stare messe".
Elba viene allontanata dalla mamma e condotta in collegio, dalle "suore culone" ma poi, benché "normale" si fa internare per ricongiungersi con la madre. È capace di diagnosticare "i malanni di mente" delle altre internate e ben presto comprende che tra matti e mica-matti spesso non c'è molta differenza. E finisce per amare la sua prigione: ha paura di uscire fuori perché è facile capire i matti che sono nudi, col loro "dolore sempre ben in mostra. La pazzia è una specie di verità " mentre tra i mica-matti è "tutto confuso, il dolore cresce dentro di nascosto,  fino a esplodere quando nessuno se lo aspetta".

E Fausto Meraviglia decide di "salvarla"; basagliano convinto, con le sue idee innovative di cure e di libertà; poco affidabile come uomo, marito e padre: un compendio di umani difetti, che proprio per questo non si riesce a non amare e che crede nei suoi matti.
Fausto che è capace di grandi ideali, di grandi slanci ed allo stesso di superficialità e meschinità; Fausto che la vita la morde, che racconta "palle", sostenitore convinto della filosofia del "fottitènne"...

Intorno a loro tanti personaggi del mezzomondo e del resto del mondo, ognuno col suo "bisogno di qualcosa: a volte d'amore, a volte di solitudine,  a volte di un calmante, e spesso di tutte queste cose insieme".

Viola Ardone, con la sua penna lieve ma potente, come sa fare Lei, con il cuore, ha scritto un romanzo che tocca tanti temi oltre alla malattia mentale e alla legge Basaglia: la solitudine, il tempo che passa, la vecchiaia che "non è quello che ci siamo persi, ma quello che ci rimane"...

Un romanzo che è un inno a quella Grande Meraviglia che è  la Vita.
Un inno all'amore che proviamo nei confronti "di noi stessi, degli altri, di un principio..." e che riceviamo "che non dipende mai interamente da noi".
Perché "l'amore è incomprensibile: è una forma di pazzia".



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