Il fascino delle solitudini - Annie Vivanti
Un titolo bellissimo per una raccolta di dodici racconti che in origine era stata intitolata "Zingaresca", in cui l'Autrice porta il lettore a spasso nel tempo e nello spazio, in luoghi e tempi lontani, tra aneddoti, fatti reali, novelle e episodi autobiografici.
Ma, soprattutto, ci porta a sbirciare nella sua vita, tra le sue passioni, e le sue emozioni.
Lo fa talvolta in maniera profonda, intensa, talvolta in maniera ironica e quasi grottesca, suscitando, di volta in volta, sorriso e commozione. E lo fa in maniera talmente attuale, che è facile ritrovarsi nelle situazioni e nelle riflessioni descritte.
La scrittura è incisiva, curata, vivace, lucida, non priva di note di lirismo e, a dispetto degli anni, nonostante qualche arcaicismo, fresca ed attuale.
"Io sono nata colla passione delle lontananze."
Cos'è la lontananza? O meglio, le lontananze? Non un fatto meramente fisico o geografico, ma un andare, un fuggire, così "senza ragione, senza programma, senza meta prestabilita" in cerca di qualcosa, di qualcuno, ma soprattutto di se stessi. Ed è la gioia di far ritorno lì dove qualcuno ti ha "molto aspettato".
Dodici racconti, dunque, tutti godibili nello stile e nel contenuto.
Tutti contenenti una "solitudine". La solitudine di chi fugge dalla civiltà e dal frastuono della città scegliendo una vita bucolica; di chi insegue il suo sogno, costi quel che costi; di chi sconta la sua pena; di chi ogni giorno ha mille impegni e finisce col non avere una vita; della scrittrice di fronte alla pagina bianca; della bambina prodigio; del grande poeta: ciascuna col suo peso, ciascuna col suo fascino.
Tra i racconti ho trovato geniali "La scelta dell'argomento" e "Lo scoop"; molto toccanti "La visita al penitenziario " e "Giosuè Carducci ".
Ho amato particolarmente "La storia di Vivien" che parla della figlioletta della Vivanti, enfant prodige e della musica che "ci porta nei paesi felici dove le fate passeggiano per giardini risplendenti; dove le bambole non si rompono, dove i fiori non appassiscono, dove i bambini restano sempre piccini - e le mamme non piangono mai".
E ho molto apprezzato "Una prefazione" in cui l'Autrice dichiara tutto il suo amore e la sua passione per la scrittura.
"Addio, dunque, figlioli della mia mente; fate buon viaggio. E che la critica vi sia leggera!"
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