Stella maris - Cormac McCarthy

"Il mondo non ha creato alcun essere vivente che non intende distruggere".

Leggere "Stella maris" è come entrare in un vortice, come essere risucchiati: non si riesce a venirne fuori.

Molto è dovuto al fatto che il romanzo è scritto sotto forma di dialogo: domande e risposte, ma anche scambi di esperienze, di opinioni e di conoscenze tra la protagonista, Alicia Western, affetta da "schizofrenia paranoide, sociopatia deviante, probabile anoressia, con un QI non testabile", ed il suo psichiatra, il Dottor Cohen: ciò conferisce una densità, un ritmo serrato al libro e dà quasi una sensazione di apnea al lettore. 

In poco meno di 200 pagine si parla di psichiatria, psicologia, religione, musica, scienza, filosofia, matematica... E di Los Alamos e di Oppenheimer, in quanto il padre di Alicia era tra gli scienziati che avevano lavorato sulla bomba sganciata su Hiroshima. 

Vengono menzionati tra i più grandi pensatori, matematici, fisici, filosofi da Euclide e Platone in poi.

Più volte, gli argomenti trattati mi hanno costretta a fare ricerche su nomi di scienziati e fenomeni a me sconosciuti. E piú volte, come il dottor Cohen, mi sono ritrovata a dire "non credo di aver capito".

Di cosa parla Stella maris? della vita? della morte? della follia? dell'Umanità? dell'Universo? del dolore? Parla di tutto questo e anche d'altro,  perché in realtà Stella maris parla dei limiti.

I limiti della scienza e della conoscenza, ma anche i limiti della coscienza, della religione, dell'uomo stesso, del linguaggio, della disperazione e del dolore...

Perché "La mente deve essere capace della propria esistenza". E "Identificare i limiti di un sistema non era solo identificare i limiti. Era identificare quello che c'era oltre i limiti".

Cos'è la realtà? "Non ho più un'opinione sulla realtà. [...] La prima regola al mondo è che tutto svanisce per sempre. Al punto che se rifiuti di accettarlo, vivrai in un'illusione". Infatti " Col tempo i dati di fatto e gli indizi sono destinati alla stessa evanescenza. Nella memoria degli eventi c'è una sintesi che quanto a realtà non ha niente a che fare con la realtà ".

Cos'è il dolore? "Abbiamo buone ragioni di credere che tutto il dolore umano ha origine nell'ingiustizia. E che il dolore è quello che rimane quando la rabbia si è esaurita e si è rivelata impotente". Perché "A suscitare la rabbia sono solo le cose che crediamo possano essere riparate. Tutto il resto è dolore".

Ho trovato particolarmente affascinanti le pagine dedicate all'avvento del linguaggio nella storia evolutiva dell'uomo.  "Alla fin fine questo strano nuovo codice deve avere almeno in parte sostituito il mondo con quello che se ne può dire. La realtà con l'opinione.  Il racconto con l'approfondimento. E la sanità di mente con la follia". Sì, in quanto "perché ci sia pazzia ci dev'essere linguaggio".

Emozionanti e commoventi le parole dedicate alla musica la cui capacità di "influenzare così profondamente le nostre emozioni resta un mistero" ed al violino il quale "a meno di voler ammettere che sia stato inventato da Dio, c'è una figura che resterà per sempre ignota. Un omino che si addentrò con suo figlio nelle stentate foreste della piccola era glaciale dell'Italia del quindicesimo secolo e segò e spaccò gli aceri e mise i pannelli ad asciugare per sette anni finché una mattina nella luce obliqua della sua bottega disse una breve preghiera di ringraziamento al suo creatore e poi - edotto di questa cosa perfetta - prese i suoi attrezzi e ne intraprese la fabbricazione".

Riprendo tra le mani Stella maris. Mi è difficile lasciarlo. Lo sfoglio ancora una volta e mi rendo conto di aver sottolineato quasi in ogni pagina un passo o una piccola frase. Chissà, magari prima o poi lo rileggerò...

"Io penso quello che pensa la maggior parte della gente. Che a guarire è l’accudimento, non la teoria. Il bene sparso per il mondo. E in ultima analisi potrebbe addirittura darsi che tutti i problemi siano problemi spirituali [...] qui come ovunque, la cura non riesce mai a stare al passo con il bisogno".



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