Il passeggero - Cormac McCarthy

Ho letto le prime 100 e più pagine con gran fatica, ma non potevo "mollare": dovevo ritrovare il filo, il fascino, la bellezza che mi avevano rapito in "Stella maris". Non ho mollato e ne è valsa la pena.

"Il passeggero" non è di facile lettura, dispersivo, spezzettato, senza una trama lineare per cui è facile perdersi.
Lo stesso titolo pare trarre in inganno.
Chi o cosa è "Il passeggero"?
Il decimo viaggiatore che manca tra i corpi recuperati in un velivolo sul  fondo delle acque della baia del Mississippi? Oppure tutto ciò di provvisorio, di effimero che c'è nella vita, nel mondo?

"Sapeva che alla fine era impossibile sapere. Impossibile afferrare il mondo. Puoi solo descriverlo. Che si tratti di un toro sulla parete di una grotta o di un’equazione differenziale non cambia niente".

Bobby Western, il protagonista, è un uomo solitario, in fuga da chi lo bracca e da se stesso, dal suo passato, dalle colpe di suo padre, dal dolore per il suicidio della sorella Alicia, dall'amore incestuoso che li univa.
Ha degli amici: Long John Sheddan, Borman, un alcolista che vive in una baracca, un investigatore, Debussy, una transessuale ( “io voglio essere una donna. Ho sempre invidiato le ragazze […] So che essere una femmina è una cosa più vecchia persino di essere un umano”).

Tanti i riferimenti letterari.

"Vor mir war keine Zeit, nach mir wird keine Sein" (Daniel Czepko - prima di me non esisteva il tempo, dopo di me non ci sarà nulla).

Malinconico, pieno di considerazioni profonde sulla vita, la morte, il mondo, la storia.

"Ogni realtà è perdita e ogni perdita è definitiva.  Altre non ce n'è . E la realtà che indaghiamo deve prima di tutto contenerci. E cosa siamo noi? Dieci percento biologia e novanta percento mormorio notturno" .



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