L'Angelo bianco - Adelia Battista
In questo piccolo ma prezioso libro Adelia Battista diventa Anna Maria Ortese e ci racconta in prima persona, in forma autobiografica, l'infanzia e l'adolescenza della grande scrittrice.
Solo Adelia, da appassionata studiosa di Anna Maria Ortese, con tutto l'amore e l'ammirazione che nutre per lei, poteva scrivere della Ortese in prima persona. Solo lei che ha avuto la fortuna e la gioia di conoscerla, di incontrarla più volte; che ne ha ricostruito i percorsi letterari e di vita, attraverso gli scritti ed i racconti e che ha percorso strade e visitato luoghi da lei frequentati per ritrovarla dopo la sua morte; solo lei poteva farlo in modo così dolce, delicato, potente e convincente.
Così ci porta, insieme alla piccola Anna Maria e la sua numerosa famiglia, a Tripoli, dopo un lungo e fantastico viaggio in nave, dove per la piccola tribù di bambini, tutto è meraviglia ed ogni situazione nuova è un'avventura.
"Scoprii, a soli tredici anni, nell'onda che non è mai più quella di prima, nel variare continuo delle cose, fino a scomparire, la provvisorietà della vita, e la necessità di fermarla".
Leggendo, li vedi quei "Sei ragazzetti, sei venerabili vagabondi felici...": Anna Maria, Raffaele, Emanuele, Maria, Antonio e il piccolo Ciccio, detto “Cì” che esplorano, scoprono, si stupiscono, corrono e scrutano il cielo stellato.
Su di loro vegliano il papà Oreste, inguaribile sognatore che per il suo impiego in prefettura più volte è costretto a trasferimenti conducendo con sé la famiglia; la mamma Bice, dolce e paziente; e la nonna Brigida, fonte inesauribile di saggezza e di storie antiche e magiche.
Il periodo africano caratterizzato dal sole cocente, da spazi enormi in cui muoversi e correre liberi e felici, ogni giorno scoprendo nuove cose finisce e la famiglia è presto destinata a un nuovo viaggio e un nuovo trasferimento.
Questa volta si va a Napoli, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni.
"A Napoli era tutta un'altra vita, succedevano tante cose e anche molto in fretta, quel lento scorrere del tempo, come lo avevo vissuto in Africa, era soltanto un ricordo".
Intanto i ragazzi crescono e mostrano i loro caratteri e le loro inclinazioni.
Anna Maria, a differenza dei fratelli, lascia la scuola, ma ben presto scopre la bellezza della poesia, dei romanzi, la potenza delle parole e studierà da autodidatta.
"Beata gioventù, quante illusioni ci portavamo nel cuore...". Ma ben presto si fanno i conti con la vita.
Emanuele, compagno di tante avventure di Anna Maria si imbarca come marinaio.
"Accadde, dopo la sua partenza, che per più notti, appena addormentata, facessi un sogno sempre uguale. Un angelo, avvolto nella veste bianca, i piedi nudi, seduto sopra un masso, mi fissava in silenzio [...] Poi lo vedevo sollevarsi, pronto a volare sotto il mio sguardo...".
Emanuele non tornerà, "ingoiato dal mare".
"Fratello mio caro, pensavo tremando, una sottile linea d'orizzonte ci separa, meraviglia e mistero insieme. Della nostra giovinezza, dolce fratello, a te così presto sottratta, nulla dimentico".
Il libro si conclude con una dolcissima ed emozionante lettera di Adelia Battista indirizzata alla Ortese, anni dopo la sua morte.
Le scrive, ancora una volta, come tante volte aveva fatto in passato, quando da giovane le scriveva "lettere sfrontate ed impazienti. Altro non erano se non una urgente richiesta d'amicizia e d'aiuto rispetto all'indecifrabilità della vita, per me un enigma senza fine, concepito con sofferenza e ribellione".
Anche questo è un modo per mantenere vivo il ricordo. Perché “Il nostro esistere nel tempo sta nel ricordare".
Commenti
Posta un commento