La strada - Cormac McCarthy

"Che differenza c'è tra ciò che non sarà mai e ciò che non è mai stato?"


"La strada" è una lettura tanto bella quanto faticosa che gela il sangue, blocca il respiro.
Racconta di un mondo post-apocalittico determinato da non si sa quale sciagura, curiosità che, procedendo nella lettura, abbandona il lettore.
Un mondo senza piú colori, senza profumi, senza sole, coperto di cenere, spettrale con le città, le strade, le case vuote; un mondo apparentemente disabitato perché ognuno dei sopravvissuti si nasconde per la paura di essere aggredito e privato dei miseri averi che conduce con sé (cibo in scatola, vestiti, scarpe, utensili, coperte o armi...).
In questo mondo senza più regole, senza più cicli naturali, senza il fiorire degli alberi, il fruscio delle foglie e il volo di uccelli, senza contatti umani, senza speranze e sogni un padre ed un figlio, "l'uno il mondo intero dell'altro", camminano verso il sud, in cerca di una ipotetica comunità  di "buoni", per ricominciare una nuova vita.
In questo mondo desolato, dove lo scopo di ogni giornata è unicamente cercare di sopravvivere al freddo, alla fame, ai "cattivi", dove l'unica scelta possibile è tra vivere o morire, in tutto questo buio la sola luce è un bambino, che conserva intatta la sua innocenza, la sua bontà, la sua pietà.
Lo stile scarno, essenziale, denso, i paragrafi brevi e i dialoghi stringati contribuiscono a conferire un senso claustrofobico alla lettura.

"La rivelazione finale della fragilità di ogni cosa. Vecchie e spinose questioni si erano risolte in tenebre e nulla. L’ultimo esemplare di una data cosa si porta con sé la categoria. Spegne la luce e scompare. Guardati intorno. Mai è un sacco di tempo. Ma il bambino la sapeva lunga. E sapeva che mai è l’assenza di qualsiasi tempo".


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