Fiori per Algernon - Daniel Keyes

Struggente, profondo, provocatorio, geniale; attualissimo nello stile e nei contenuti, Fiori per Algernon, scritto nel 1959, non dimostra i suoi anni.

Charlie Gordon è un uomo di oltre trent'anni nato con un ritardo mentale, che viene sottoposto da un'equipe di scienziati a un’operazione al cervello, già effettuata  su un topolino, Algernon, grazie alla quale il suo QI triplicherà, anche se ancora non sono noti gli effetti nel tempo. Comincia così la progressiva crescita delle capacità cognitive di Charlie, che descrive lui stesso nel suo diario. Ed è mirabile come Keyes sia riuscito a rendere l'evolversi della mente, dei pensieri, dei ricordi, delle associazioni mentali, dei sentimenti di Charlie.
In questo modo Charlie realizza il suo sogno. Prima dell'intervento scriveva: "Vollio sol tanto esere inteligiente come li altri per poter avere un muchio damici che mi volliono bene

Come si sbagliava! Tanto che al culmine della sua intelligenza scrive "Sono affamato di semplici contatti umani" e ancora "La ricerca della conoscenza esclude anche troppo spesso la ricerca dell'amore [...] l'intelligenza senza la capacità di dare e di ricevere affetto,  porta a un tracollo mentale e morale...".
Man mano che progredisce Charlie diventa un uomo diviso in due, dilaniato in due metà, due Charlie entrambi da proteggere dal mondo circostante, entrambi spaventati per la scarsa o troppa intelligenza, entrambi soli, isolati nella loro differente diversità.
"...corridoi senza fine di me stesso ... intento a guardare me stesso... che guardavo me stesso... che guardavo me stesso... che guardavo...
Quale dei due? Chi dei due ero io?".
Come non pensare al Paradiso Perduto di Milton, che, peraltro, l'Autore menziona più volte nel romanzo?

Con sempre maggiore lucidità e determinazione, con disperazione Charlie rivendica il suo diritto ad essere considerato un Essere Umano, in entrambe le sue forme, di meno dotato e superdotato. Così, novello Frankenstein, si ribella ai suoi creatori, che non hanno mai considerato la sua umanità, né prima dell'intervento, né dopo...

Un'opera geniale, in cui l'Autore, nonostante i temi, pur mostrandoci il dolore della diversità, dell'abbandono, del non sentirsi accettati, pur facendoci guardare nel buio del pozzo dell'indifferenza, della disperazione,  pur facendoci sentire la fame mai saziata di amore del protagonista, non scende mai nella banalità, nel pietismo e nel sentimentalismo.

"...gli uomini della caverna direbbero di lui che in alto è salito e in basso è disceso senza gli occhi...".



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