Trust - Hernan Diaz
Non sono i fatti, i protagonisti, gli eventi a fare una storia, ma la voce che li narra e li descrive.
Ogni storia, ogni vita ha una sua narrazione che muta in relazione alla voce narrante.Persino il diario che dovrebbe essere la narrazione più fedele, in fondo non lo è, perché filtrata, comunque, da un "narratore".
Infatti: "un diarista è un mostro: la mano che scrive e l’occhio che legge appartengono a corpi diversi".
La storia narrata è quella di Henry Bevel e di sua moglie Mildred.
Siamo a New York nella prima metà del Novecento: da un lato Wall Street con la sua ricchezza, i soldi, i giochi di potere, la borsa, dall'altra la miseria, l'emigrazione e i movimenti anarchici dì Brooklyn. Bevel è un ricco finanziere che ha fatto fortuna e accumulato ricchezze tra luce ed ombre; è sposato con Mildred, con la quale ha un rapporto ambiguo che, si intuisce subito, non è basato sulla passione e l'amore...
I fatti sono narrati da quattro voci diverse, ciascuna col suo stile e la sua "verità ".
La prima voce è di Harold Vanner, di professione scrittore; la seconda è dello stesso Bevel, che offeso dalla narrazione di Vanner, a suo dire non reale e tesa a screditare lui e sua moglie, vuole dare la sua versione. La terza voce appartiene ad Ida Partenza una sorta di ghostwriter pagata da Bevel per scrivere in una biografia i fatti che lui stesso le detta, dando ad essi una forma piu accessibile al lettore medio. Infine, a sorpresa, c'è la voce di Mildred di cui si ritrova, anni dopo la sua morte, il diario.
Ogni voce racconta la "sua" verità e ogni verità appare diversa dall'altra.
La storia in sé non è indimenticabile, ma non è la storia l'anima di questo romanzo, bensì la capacità dell'Autore di rendere quattro punti di vista diversi, con stile diverso e un "sentire diverso".
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