L'acqua del lago non è mai dolce - Giulia Caminito
Leggendo mi sembrava di guardare un film, un film neorealista, ma al posto delle macerie post-belliche che facevano da sfondo a quel genere cinematografico, troviamo il degrado della periferia di Roma, dove il rischio di calpestare una siringa abbandonata è altissimo, dove blatte e topi sono inquilini frequenti di scantinati adibiti ad abitazioni. Povertà, sporcizia, lavoro nero e precario, infortuni sul lavoro, speranze disilluse, disperato bisogno di riscatto, frustrazione. Cosi cresce Gaia, protagonista e voce narrante della storia. Nella sua vita "Tutto si regge sull'equilibrio di ciò che è pronto a crollare ma con l'ultima radice si aggrappa a un terreno friabile". Le misere entrate economiche non consentono se non lo stretto necessario. "Io non ho giocattoli e ho poche amiche, mi tocca di ogni cosa la sua copia: la bambola cucita con pezzi di stoffa avanzati, la cartella usata da un'altra bambina [...] le scarpe del mercato [...] con la suola già consum